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SAEPINUM (sepino)

A circa 15 minuti di strada c'è Sepino, un'area archeologica di epoca romana situata nella piana alle falde del Matese. Leggi

                   

I MISTERI CAMPOBASSO

Ogni anno, nella domenica del Corpus Domini, nelle vie della città sfilano i "Misteri", strutture in una lega ferrea flessibile e resistente create dal campobassano Paolo Saverio di Zinno nel XVIII secolo. Si presentano come dei carri allegorici su cui sono esposti i misteri della Bibbia. I "Misteri" sono anche nominati quadri viventi, infatti bambini, anziani e adulti, si trasformano in santi, angeli e demoni ancorati alle strutture in acciaio e legno appositamente rivestite offrendo una visione surreale e generando l'impressione che i personaggi aleggino nell'aria.                    Leggi

MUSEO DEL PALEOLITICO

Il Museo Paleolitico di Isernia si trova ad Isernia. La sua esposizione riguarda tutti gli oggetti provenienti dallo scavo archeologico di Isernia La Pineta e comprende sia una sede museale di Santa Maria delle Monache, sia l'area di "La Pineta", dove proseguono gli scavi del paleosuolo. Dal novembre 2015 il Museo del paleolitico è in gestione al Polo museale del Molise.   Leggi

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03-10-2024

Il teatro e tempio italico di Pietrabbondante fanno parte di una vasta area archeologica ricadente nel territorio comunale di Pietrabbondante, in provincia di Isernia, nella regione Molise. Ubicati a circa m. 966 di altitudine s.l.m. essi occupano un ripido declivio che si affaccia sulla valle del Trigno, in località Calcatello, a circa un chilometro di distanza, in linea d'aria, dalla vetta del monte Saraceno. La zona non è attraversata da alcun tracciato stradale di grande comunicazione; sono individuabili tracce di un antico sentiero esistente tra il moderno abitato di Pietrabbondante ed il vicino monte Saraceno, già praticato in antico, una direttrice stradale che ancora oggi segue l’andamento del ripido pendio e, costeggiando il lato orientale del monte, rappresenta l’unica via di accesso all'area fortificata posta in vetta.

L’area sacra rappresenta, per le sue caratteristiche architettoniche e per la sua monumentalità, la testimonianza archeologica di maggior rilievo della cultura della popolazione italica dei Samnites Pentri, e la sua esplorazione sistematica ha consentito di ricostruire le vicende storiche del territorio attraverso i secoli ed ha fornito una quantità rilevante di dati sul più importante luogo di culto dello stato sannitico.

Le informazioni storiche e le rilevanze archeologiche, soprattutto epigrafiche, dimostrano che il santuario di Pietrabbondante è totalmente diverso da ogni altro conosciuto nel territorio dei Sanniti (San Giovanni in Galdo, Vastogirardi, Campochiaro, Schiavi d’Abruzzo); infatti non veniva utilizzato esclusivamente per ludi scenici, come gli altri, ma era sede di concilia, cioè delle adunanze del senato indette in particolari occasioni. Questo suo carattere “nazionale” è documentato ampiamente dai numerosi riferimenti epigrafici (risalenti al II sec. a.C.) alle attività svolte dai magistrati supremi dello stato (iniziative edilizie, dediche di edifici o di oggetti votivi).

Senza dubbio il complesso monumentale di Pietrabbondante è stato edificato per una funzione esclusivamente religiosa, e tale carattere dovette conservare preminentemente fino al suo definitivo abbandono. Tutti gli edifici mostrano con evidenza la loro destinazione cultuale, compreso il teatro, intimamente connesso con la zona templare retrostante. Purtroppo un solo documento, una lamina bronzea trovata nelle vicinanze del tempio maggiore, testimonia uno dei culti praticati: si tratta di una dedica votiva alla dea Vittoria. Sappiamo della diffusione del suo culto in Campania e nel Lazio, ed abbiamo una ampia documentazione sia letteraria che archeologica già a partire dal IV – III sec. a.C. confermata anche da una ricca documentazione numismatica. Alquanto controversa è l’origine del culto secondo la tradizione letteraria latina. La divulgazione di questa forma religiosa nell'Italia centro-meridionale è da attribuirsi ad influsso greco: il culto per la dea Vittoria sarebbe quindi una interpretazione ellenizzante di una divinità locale, già esistente in epoca più antica, come, ad esempio, la dea sabina Vacuna. Per il resto nulla sappiamo degli altri culti praticati nel santuario, neppure dalle numerose iscrizioni rinvenute nel sito.

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